Piantata e cementata dal nonno Silvano diciotto anni orsono, l’altalena aveva compiuto la maggiore età con la dignità di chi ha fatto sempre il suo dovere.
Era stata teatro della caduta indolore ma magistralmente recitata del mio primo dentino da latte, era stata ora capanna ricoperta di stracci puzzolenti ora navicella spaziale verso l’infinito e oltre.
Era stata luogo di svago tra amici improvvisati e di confessioni tra amiche di vecchia data.
Aveva rivissuto fasti con la nascita e la sconvolgente vivacità di Valeria.
Ed ora è stata divelta dalla mola di un nonno obbediente alle nuove pretese di floridi giardini di mamma Daniela.
Se ne va l’altalena, ma non il vagone di bei ricordi d’infanzia.
4 Comments
A chi lo dici! quei nodi eseguiti con spirito marinaro da nonno Silvano erano un legame con la memporia di mio padre.
Scendere le scale e vedere l’altalena abbattutto stamani è stato triste. Sicuramente la ragione è dalla parte della mamma, ma i sentimenti appartengono di più a noi. Forse siamo diversi …. per fortuna
rivoglio la mia altalena!!! buuuu!!!!
..un po’ come quando i miei zii hanno abbattuto i salici davanti alla casa dei nonni..se penso alla mia infanzia, tutti i momenti felici erano sotto quei bellissimi alberi..
@ Gatta Con Gli Stivali: è esattamente quello che ho provato anche io…